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I GIOCHI OLIMPICI |
I giochi di Olimpia per splendore e fama offuscarono gli altri giochi concorrenti di Nemea, Corinto (giochi istmici) e Delfi (giochi PITICI), questi ultimi in onore di Apollo e delle sue Pizie.
Le gare avvenivano con uno spirito tutt'altro che "olimpico". Atleta viene da athlon che significa premio della gara. Athletes (lottatore) viene da athlon, "ricompensa" ai giochi funebri in onore di Patrocio. Non appena bruciato il corpo di Patrocio ed eretto il tumulo funebre, Achille invita i condottieri a sedersi per assistere agli agoni. Prima dell'inizio della corsa del carro (la prima disciplina) egli aumenta le motivazioni dei competitori nel modo seguente: "e portò premi dalle navi: lebeti e tripodi e cavalli e muli e forti teste di buoi e donne dalla bella cintura e ferro canuto". Indi dal mucchio si tutti questi "stimolati" estrae i migliori per spettacolare corsa coi carri coi muli: ai cavalieri veloci prima di tutto, propose beni superbi, una donna da portare seco, esperta d'opere perfette, ed un tripode ansato di 22 misure. Questa era la gara perfetta dei tiranni perché non vinceva l'auriga ma chi finanziava la scuderia dei muli. Con queste vittorie i tiranni consolidavano il loro potere in patria e dissuadevano gli avversari ad attentare congiure per deporli. Spesso per vincere, tutti i mezzi erano buoni nonostante i giudici di gara. Famoso il caso di Leontisco da Messana (Messina), costui ricorreva nella lotta ad una tecnica lecita solo nel Pancrazio (lotta totale). Questi trucchi scorretti gli consentirono di diventare olimpionico di lotta (456 a.C.). La correttezza era un concetto etico sconosciuto allo sport greco. L'etica del successo, ovvero quando il fine giustifica i mezzi.
SOVVENZIONI STATALI ALLO SPORT. Solone nel 594 a. C. decise che ai vincitori dei giochi istmici sarebbero spettate 100 dracme da sborsarsi dall'erario ateniese e 500 ai vincitori olimpici. 500 DRACME = 500 PECORE = 100 BUOI Solone voleva spingere i migliori sportivi a vincere per l'onore della polis. Senofane di Cocofone criticò aspramente la munificenza delle sovvenzioni statali allo sport. Il rimbrotto dell'intellettuale per l'impiego sbagliato del denaro pubblico era così espresso: "Se taluno riporta una vittoria ad Olimpia o nella lotta, se vince il pugilato o la prova durissima che chiamano Pancrazio riceve dallo stato il nutrimento della pubblica spesa (sovvenzione) ed in premio un bel trofeo. Se vince coi cavalli = onori. Pure non vale quanto me: la nostra scienza ha più vigore di cavalli e d'uomini. Avventati criteri! Non è giusto preferire alla filosofia la forza fisica. Se c'è fra i cittadini un pugile valente, un bravo nel pentathlon, alla lotta o nella prova di velocità, che è la regina delle prove di forza nelle gare, non perciò gode la città di BUON GOVERNO che è per lei ben gramo vanto il fatto che un atleta abbia vinto ad Olimpia: non è questo che ingrassa i penetrali (atleti professionisti dello Stato)". VACANZE DELLA GUERRA EKECHEIRìA = ARMISTIZIO OLIMPICO. Diverso dallo STATO DI PACE = EIRèNE il semestre estivo dei giochi ogni quattro anni era il periodo della ekecheirìa. La molteplicità dei conflitti anche locali non avrebbe permesso ad atleti e pubblico di viaggiare senza pericolo, così l'Elide, per necessità fu considerata una zona neutrale ed il suo territorio venne dichiarato sacro e smilitarizzato. Chi vi entrasse doveva deporre le armi al confine dove le avrebbero riprese al momento di lasciare la regione. Agli Elei la neutralità fece manifestamente molto ben, vissero a lungo nella pace più totale, tanto da rinunciare a munire la capitale di mura e raggiunsero un benessere ineguagliato in Grecia.
I Greci esclusero dai giochi le donne, gli schiavi, i negri, i barbari (gli stranieri, finanche i macedoni) . Volendo giudicare ci si potrà dolere di questo modo di pensare dei greci, resta però, che dato questo loro rigido atteggiamento razziale e sessista non si può farne i padrini spirituale dell'ideale olimpico di unione fra i popoli. Ad Olimpia gli schiavi erano tollerati solo come servi. Quanto allo stare sulla tribuna olimpica sotto il cocente sole meridiano dell'agosto greco, questo era "generosamente" concesso anche a loro. Eliano nella "Varia Storia" racconta: disse un tale di Chio adirato col proprio schiavo: "te, non al mulino ti porto (il luogo di lavoro più temuto dagli schiavi perché il più duro). Ma ad Olimpia!". Riteneva infatti maggiore punizione il cuocere al sole come spettatore olimpico, che non il macinare al mulino (come un asino).
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Tratto da " OLIMPIA ed i suoi SPONSOR - sport, denaro e politica nell'antichità" di Karl-Wilhelm Weeber |