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La
città di Messina è stata storicamente un centro editoriale di notevole
attività.
Il
primo libro in città è stato stampato da Enrico
Alding nel 1473 (Gutenberg 1446), da allora centinaia di editori
di libri e di giornali si possono elencare in questi cinque secoli di
storia delle pubblicazioni a stampa.
Nell’ultimo
periodo, in particolare "dal 1815 al 1860" è stato tutto un fiorire di
giornali "voluti dai patrioti Siciliani", durante i vari governi
instaurati a Palermo per liberare la Sicilia dall’assurda spartizione
che si era consumata al Congresso di Vienna nel 1815. Dai semplici fogli
clandestini ai manifesti murali, veri e propri proclami contro i Borboni.
Riccardo Mitchell, poeta Irlandese, si
distinse per la redazione di questi "giornali" murali che
invitavano la popolazione a insorgere contro gli occupanti. Diventerà
il primo Rettore dell’Università di Messina, a soli 50 anni. Da quel
momento in poi, Messina avrà una quantità enorme di periodici
quotidiani d’informazione e satirici. Solo nel 1860 si contavano dieci
giornali, per arrivare nel 1925 (inizio della censura fascista) nell’arco
di sessant’anni, a 394 giornali,
dai giornali di stato a quelli anarchici. La Biblioteca della Facoltà
di Lettere dell’Università di Messina è, ancora oggi, seconda solo a
quella di Firenze per numero di volumi conservati. Con la Repubblica
torna la libertà di opinione e nasce la Legge
sulla stampa, numero 47 del 1948 che prevede, all’articolo 10,
il giornale murale come servizio pubblico, per tale motivo esente da
ogni tassa. Saranno poi registrati, secondo questo principio di servizio
pubblico, molti giornali tra cui: l’Unità ed Il Manifesto. L’Unità,
infatti, è collocata in molte città d’Italia sui muri dei quartieri
cittadini con pagine dedicate alle notizie locali e regionali. In
Sicilia arrivava l’edizione stampata a Roma per il Sud dell'Italia,
poi teletrasmessa e stampata in Sicilia dall' editore di un
quotidiano locale senza però pagine con notizie sulle Città o dedicate
alla Sicilia. Messina dopo la guerra aveva due quotidiani, il
primo molto seguito in città, il secondo distribuito soprattutto in
Calabria. La storia degli ultimi tentativi di fondare quotidiani a
Messina è nota a tutti, ma il problema che spesso è fuori della
visione dei non addetti ai lavori è la distribuzione e la vendita nelle
edicole della città. Grazie alla presenza a Messina di un’antica famiglia
di distributori di Reggio Calabria,
la città, fino a pochi anni fa, poteva contare su una distribuzione
capillare, ricca di testate culturali e di settore, oltre ai periodici e
ad alcuni quotidiani nazionali. Non mancavano i
giornali europei e americani. A seguito del fallimento di questo
distributore la distribuzione è stata monopolizzata da un solo
distributore. La distribuzione è fondamentale per la diffusione di un
giornale, perché la copertura di tutti i punti vendita implica una
distribuzione delle copie che tenga conto delle statistiche di vendita,
perciò spesso se il numero di copie inviato dagli editori è modesto si
rischia di non arrivare in tutti i punti vendita o arrivarci con
pochissime copie. Tutto questo, riduce il diritto
di ogni cittadino ad attingere ad un’informazione democratica e
pluralista che va dal piccolo al grande editore.
Considerato che la provincia di Messina è la più grande della Sicilia,
per numero di comuni e per distanza dal capoluogo, è facile intuire
come il territorio renda difficile la fruizione di questo servizio
fondamentale per la crescita democratica e culturale di un paese.
E’
ovvio che molte testate rinunciano ad una distribuzione che costa più
di quanto possano ricavare dalle vendite, lasciando ampie lacune di
rifornimento e quindi d’informazione nei territori marginali,
quando
al monopolio della distribuzione si unisce il monopolio dell’
informazione, è evidente un consolidamento esclusivo di interessi
commerciali. Onde evitare ingiuste discriminazioni delle testate,
soprattutto dei quotidiani che rappresentano la pluralità dell’
informazione, esiste un accordo-contratto nazionale
fra le Associazioni degli Edicolanti-Giornalai e gli editori che
garantisce la presenza nelle edicole di tutti giornali, infatti, oltre
al distributore ufficiale l’ edicolante è tenuto ad accettare, in
conto deposito, le copie distribuite direttamente dai diversi editori,
questo proprio per garantire che ogni opinione possa democraticamente
arrivare al cittadino attraverso i punti vendita, quando per economia
non conviene passare attraverso il distributore. Le edicole quindi
svolgono un servizio fondamentale e vitale per la crescita civile di
tutti i cittadini, dai bambini agli adulti, dallo svago allo studio.
Recentemente
le edicole, sono state invase da prodotti e gadget che occupano grandi
spazi non previsti nelle edicole convenzionali. Pensate alla gran massa
di cassette video, enciclopedie a fascicoli per finire con i giocattoli
inseriti in molti giornali per bambini. non sempre riescono a trovare
spazi fra le innumerevoli e consolidate
testate di svago e tempo libero. Notevole anche l’enorme
quantità di testate
dedicate a internet, anche con alti prezzi di copertina che non trovano
spazio. Una caratteristica dei giornali Italiani,
che fissa al 70% il massimo della presenza
di pubblicità fra le proprie pagine, comporta che più della metà
della carta stampata sia il più colossale spreco
di carta a vantaggio delle agenzie
pubblicitarie, non trova riscontro negli altri paesi. Anche questo
contribuisce a riempire l’ edicola di una quantità di prodotti che
hanno ben poco a che fare con la pluralità dell’ informazione e
innescano soltanto processi di riciclaggio della carta di dimensioni
mastodontiche. In questo momento la città di
Messina, è stata degradata a livello di un paese. Potete notare
nelle strade i concessionari di pubblicità dei cartelloni che lasciano
spesso vuoti i loro spazi, si nota subito la differenza quando si
attraversa la vicina Catania, dove le grandi case hanno interesse a far
conoscere i loro prodotti su una piazza ricca ed interessata,
rappresentando una valida alternativa alla pubblicità sui giornali.
Il
monopolio della distribuzione ha necessariamente dovuto fare i conti con
l’ economia delle testate distribuite, è ovvio che se un distributore
si limita a distribuire solo i giornali che si vendono rinunciando ai
piccoli guadagni dei giornali che si vendono in poche copie, l’ utente
finale, che è il cittadino, avrà una visione parziale e non pluralista
dell’informazione libera e indipendente.
Messina
negli ultimi anni è stata una città molto vivace dal punto di vista
editoriale, con iniziative originali in diversi settori del panorama
culturale, dalle novità in piccoli volumi tascabili alle cartine
geografiche, dai giornali di concorsi e lavoro a quelli specializzati in
settori commerciali e d’ intrattenimento.
Tutte queste esperienze,
hanno creato un terreno fertile su cui sono cresciute alcune attività
editoriali alternative che oggi possono anche contare su avviati centri
stampa e redazioni giornalistiche ben organizzate. Si
deve fare una precisa distinzione fra la
piccola editoria, a rischio assoluto, dei piccoli editori imprenditori
e quella dell’editoria sovvenzionata con i soldi pubblici.
Se
confrontate alcuni quotidiani nazionali con quelli locali, noterete il
numero contenuto di pagine di questi ultimi rispetto alla quantità di
articoli e di pagine di giornali che alla fine hanno lo stesso prezzo,
cioè di giornali che a pari numero di copie stampate ricevono lo stesso
contributo dallo stato fornendo una quantità di notizie, quindi di
servizi molto diversa. L’editoria sovvenzionata e l’editoria
d'impresa a rischio assoluto creano una disparità nel mercato e nella
concorrenza, che non è più equilibrata perché dipendente da parametri
economici totalmente opposti, non è difficile intuire che chi riceve
sovvenzionamenti attraverso canali pubblici si trova in una posizione
completamente diversa dal piccolo editore che conta quasi esclusivamente
sulla vendita per recuperare gli investimenti. Questa necessità di
vendere il prodotto, migliora il prodotto stesso per renderlo attraente
e concorrenziale dal punto di vista commerciale. In
questa seconda editoria c’ è il principio democratico
fondamentale della libertà di stampa. Perché
la democrazia si basa sul “rispetto delle
minoranze” e sulla possibilità di esprimere la propria opinione e
poterla comunicare agli altri con le stesse regole cui devono attenersi
i grossi editori.
Chi
vuole realizzare un buon
prodotto, rispettoso dell’intelligenza dei cittadini, ha tutto
l’interesse di ricercare nuove soluzioni, nuovi prodotti e presentarli
sempre meglio. Viceversa, chi sfrutta un regime di monopolio
sovvenzionato non ha nessun interesse a migliorare il prodotto. In molti
casi singolari esempi di giornalisti/editori, tipografi/editori,
tipografi/giornalisti, edicolanti/editori hanno creato una confusione
estrema su figure che in realtà sono, per le leggi Italiane, dalla N°
633 del 1941 a quella su internet del 2001, ben distinte perché perseguono
fini diversi. L’editore dichiarati fini economici, il giornalista
finalità deontologiche che entrano
in conflitto con gli interessi economici quando l’editore ed il
giornalista sono la stessa persona. “Non ci sarà
mai una stampa libera e indipendente finché gli articoli saranno
scritti sul retro della pubblicità”.
Anche in questo caso, la confusione di ruoli e l’accumulo
d’incarichi nuoce alla corretta crescita professionale degli addetti a
questo delicatissimo settore della nostra società.
Messina
ha una distribuzione territoriale cittadina coperta da circa 100 punti
vendita, fra edicole e rivendite di tabacchi, per una città di 260 mila
abitanti significa un’edicola ogni 2.600 persone, per scendere in
provincia ad un’edicola ogni 3.600 persone. Considerato l’esiguo
numero delle librerie, la mancanza quasi assoluta di punti vendita di
libri fuori catalogo, dunque a prezzo ridotto, la fallimentare
esperienza di fare a Messina una fiera del libro, si può concludere che
l‘edicola rappresenta un servizio pubblico insostituibile e di
fondamentale importanza.
Alla
fine di quest’ampia analisi, considerato l’esiguo numero di testate
locali attualmente presenti nelle edicole la riduzione di quelle
nazionali, la perdita di un grande distributore, i conflitti
amministrativi mai risolti, la confusione di ruoli e la mancanza di
correttezza nella gestione e nei rapporti fra queste figure
professionali hanno trasformato questa città in una giungla di carta
che non riesce ad andare oltre i confini del proprio cortile, i famosi
cortili di Messina. Internet ha sconvolto il
pianeta ma questa città continua a dormire, o per meglio dire:
non riesce a dormire, perché tutti quelli che alimentano confusione,
disorganizzazione, autocommiserazione e fatalismo, rimbecillendo i
cittadini di Messina col traffico, la burocrazia, il “pane ed il
circo”, impedendogli di ragionare, non fanno altro che preparare il
terreno per sfornare poi soluzioni che solo a loro fanno comodo,
rifilandole ai cittadini oppressi e ormai stremati, incapaci della
minima forza di critica dopo 50 anni di censura e stortura.
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