AULA F DEL
TRIBUNALE DI MESSINA (la prima entrando nell'atrio accanto al bar)
Si è tenuta oggi
(22 settembre) un'altra udienza relativa alla causa nel corso della
quale, precedentemente (10 febbraio 2005), il ricorrente aveva
chiesto che fossero coperti alla vista i simboli che si trovano sul
muro dietro le spalle dei giudici, in particolare il simbolo della
PENA DI MORTE sovrapposto ad una bilancia chiaramente inclinata a
destra.
Quel giorno il
Pubblico Ministero (onorario), per tutta risposta, chiese
incredibilimente (con atto abnorme) al giudice la perizia
psichiatrica per il richiedente, il giudice (onorario) nominò subito
un perito a spese del ricorrente, alla quale perizia però non si
sottopose.
Il ricorrente
aveva chiesto al giudice , attraverso il proprio avvocato, di
astenersi dal giudizio per incompatibilità essendo un avvocato
giudice onorario collega di una delle parti in causa anch'essi
avvocati. Anche il PM, che proprio in quella udienza si conosceva,
era avvocato Pubblico Ministero onorario e per questi casi vale
l'articolo 111 della Costituzione italiana che dice che in un
giudizio il giudice deve essere terzo, cioè non può essere collega
di una delle parti. In questo caso sia il giudice che il PM erano
colleghi di una parte che sono anche avvocati nello stesso
Tribunale. La causa verte su una questione condominiale tra uno
studio di 7 avvocati, 2 dei quali rappresentano la parte in causa,
contro il titolare di uno uno studio editoriale. E stato presentato
immediatamente un ricorso in Cassazione a Roma contro l'iniziativa
abnorme del PM.
Il Capo dei PM
del Tribunale di Messina, informato dei fatti accaduti nell' aula F,
HA SOSTITUITO IL PM.
La questione sui
simboli della pena di morte nel Tribunale di Messina è stata
trattata, la settimana seguente, nell'Aula del Parlamento Ialiano
con l'interrogazione presentata dal deputato Giovanni Russo Spena al
Ministro di Giustizia ed al Ministro dell'Interno, nella quale si
legge tra le altre cose: "se il governo non ritenga di dover
intervenire per restituire ai luoghi una dignità repubblicana e
costituzionale".
Il testo si
trova anche su internet all'indirizzo:
http://www.camera.it/chiosco.asp?position=Deputati\La%20Scheda%20Personale&cp=1&content=deputati/Composizione/01.camera/nuovacomposizione/framedeputato.asp?Deputato=0d30500
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-13099
presentata da GIOVANNI RUSSO SPENA
lunedì 21 febbraio 2005 nella seduta n.589
RUSSO
SPENA Al Ministro della giustizia
Al Ministro dell'Interno
Per sapere
- premesso che:
l'edificio del Tribunale di Messina presenta ancora molti simboli
della
dittatura fascista. Nell'Aula in cui si amministra la giustizia,
alle
spalle dei
giudici, addirittura sono ancora presenti simboli raffiguranti il
fascio
littorio, che allude alla possibilità di comminare, da parte del
giudice,
la pena di morte;
nelle aule, invece, non sono esposti i cartelli e le scritte
previste
dalla Costituzione italiana e dall'ordinamento repubblicano che
ricordano
che la legge è uguale per tutti e che la giustizia viene
amministrata in nome del popolo -:
se il Governo non ritenga di dover intervenire per restituire ai
luoghi una
dignità repubblicana e costituzionale. I simboli sono, infatti,
importanti
per la dignità collettiva ed il senso comune. Essi non possono in
alcun modo
offendere valori ed ideali delle cittadine e di cittadini;
devono,
quindi, attenersi, per la stessa esposizione al pubblico, al dettato
della
Costituzione.
28)
4-13099 RUSSO SPENA GIOVANNI
Presentato il 21/02/2005
Stato dell'Interpellanza : IN CORSO (DI RISPOSTA DA PARTE DEI
MINISTRI RICEVENTI)
All'udienza di oggi 22 settembre si è presentato un nuovo avvocato
per l'editore che ha chiesto un rinvio per poter studiare il caso.
Il rinvio non è stato concesso, ed il Giudice (onorario) con il
nuovo PM (togato) ha proseguito l'udienza per trattare il caso. Il
nuovo avvocato ha formulato una serie di eccezioni formali
preliminari, tutte respinte dal giudice (onorario) che ha
proseguito con l'interrogatorio dei pochi testimoni presenti. Tra le
altre cose il nuovo avvocato aveva ripetuto la richiesta, fatta sin
dalla prima udienza da parte di un Giornale, di poter riprendere
l'udienza con una videocamera. Il Giudice (onorario) ha respinto la
richiesta.
L'avvocato dell'editore si è riservato di chiedere l'annullamento
dell'udienza.
L'editore, dal giorno in cui ha chiesto che fossero coperti i
simboli della pena di morte dietro il giudice, pur essendo presente,
per sua scelta personale, non è più entrato in aula rimanendo fuori
dalla porta nell'atrio del Tribunale, questo limita enormemente il
suo diritto di difesa perchè non può consultarsi con il proprio
avvocato proprio mentre vengono interrogati i testimoni. Se non
saranno coperti questi simboli offensivi e incostituzionali
l'editore non rientrerà in aula.
Il
giudice (onorario, Catia Bagnato) non si è dimesso, continua a
proseguire un giudizio in chiaro contrasto con quanto previsto
dalla Costituzione della Repubblica Italiana in un aula priva della
scritta "LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI" e dove si espone il simbolo
della PENA DI MORTE (la faretra con l'ascia del boia) e della
giustizia che si inchina ai prepotenti (la bilancia inclinata dal
lato dell'ascia).
L'udienza è stata rinviata al 22 dicembre
2005. Rosario Baeli Multigraf Editrice