In vita Pirandello non ricevette nulla dalla Mondadori.
Il contratto firmato da Pirandello con l'Editore milanese non
portò alcun versamento di lire allo scrittore siciliano.
Nonostante Pirandello inviasse numerose lettere di richieste a
Mondadori, la situazione economica del premio
Nobel rimaneva sempre precaria e
spesso grave. Solo con l'incarico di direttore del Teatro di
Roma, Pirandello
poteva recuperare una cifra decorosa per vivere, con Mondadori
rimase sempre in attesa di versamenti mai pervenuti.
Ma la cosa più grave fu il fascismo che attraverso le case
editrici pilotava la produzione editoriale del regno d'Italia,
sotto una feroce e spietata
dittatura, che arrivava anche ad uccidere il deputato Matteotti,
reo di essersi opposto al
fascismo. Ma non fu il solo anche
Francesco Lo Sardo, messinese, si pronunciò in Parlamento contro
l'andazzo della
ricostruzione di Messina, dopo il terremoto del 1908.Lo Sardo
denunciò l'organizzazione fascista del lavoro con
speculazioni edilizie e sfruttamento
degli operai.
Lo Sardo fu perseguitato, coinvolto in processi con false
accuse, incarcerato.
Pirandello non si oppose apertamente al fascismo e per questo fu
premiato e riverito, ma a seguito di questo
comportamento il danno più grave il
fascismo lo fece ai siciliani.
Mussolini controllava la stampa e l'editoria, finanziamenti e
censure.
Mondadori non poteva pubblicare cose non gradite al fascismo,
come tutti gli altri editori. IL MINCULPOP, Ministero
della Cultura Popolare (fascista)
aveva le sue ramificazioni fin dentro le tipografie.
Mentre le opere teatrali e le novelle in ITALIANO avevano via
libera, I LIBRI DI PIRANDELLO IN SICILIANO NON FURONO
MAI PUBBLICATI.
Mondadori si guardò bene dal fare cose sgradite alla dittatura
che puntava a mutare i siciliani in italiani a cominciare
dalla letteratura.
A Bolzano, Mussolini, non potendo lottare contro 20.000
cittadini austriaci di cultura lingua e radicate leggi
austriache,
fece deportare 30.000 italiani a
Bolzano da tutta la penisola per capovolgere numericamente il
rapporto tra popolazione
residente e immigrata.
In Sicilia Mussolini attuò una misura diversa, molto più grave.
Trasferì tutti gli impiegati siciliani che lavoravano negli
uffici dell'isola al nord ed in Sicilia inviò tutti i suoi
fedeli impiegati
fascisti. La Sicilia fu così controllata non numericamente ma
gerarchicamente dalla stessa struttura amministrativa dello
stato in ogni sua capillare
ramificazione, dalle poste alle ferrovie. Il meccanismo di
favorire i figli degli impiegati, ha fatto
ereditare i posti statali ai figli
dei fascisti, ai nipoti dei fascisti... sino ad oggi.
In Sicilia non ci fu mai una vera epurazione dai fascisti e dai
luogotenenti, basta dire che ancora nel 1957, dei 135 Questori
esistenti in Italia , 120 hanno
iniziato la loro carriera sotto il fascismo e gli altri 15,
PRIMA DEL FASCISMO.
Pirandello fece finta di non vedere ma Mussolini gli
sopravvivrà altri 9 anni, questo tempo bastò alla dittatura per
far
precipitare l'Italia e la Sicilia in
una guerra mondiale disastrosa. Una guerra mondiale che finì per
la Sicilia in modo
rovinoso, con lo sbarco di 500.000
soldati alleati, bombardamenti feroci a tappeto, solo nella
città di Messina 7.000 morti e
dispersi (cioè persone di cui non si trovò più neanche un
brandello), in tutta la Siciia si sommano circa 40.000 morti e
dispersi tra i civili. La Sicilia fu
l'unico territorio conquistato in armi dall' esercito
anglo-americano, dopo l'8 settemre 1943
l'Italia diventò alleata dei
precedenti nemici. La Sicilia fu considerata CONQUISTATA IN
ARMI, mentre da
Reggio a Milano, nella seguente campagna di guerra, l'Italia
diventava ALLEATA degli anglo-americani (ripertere giova
a capire la differenza successiva
tra Sicilia e Italia dal punto di vista bellico e politico).
La Sicilia era un territorio CONQUISTATO, non liberato da un
esercito alleato all'Italia, durante la guerra, dopo lo sbarco
era ancora un territorio nemico e
come tale faceva parte del BOTTINO DI GUERRA.
Pirandello non poteva prevedere questo disastro.
I segnali della dittatura fascista erano però chiari.
La non pubblicazione delle opere di Pirandello in siciliano
nascosero al mondo intero una produzione che usciva proprio
dagli studi di Pirandello in
Germania.
In altre parole la censura sulle opere in SICILIANO, argomento
degli studi universitari di Pirandello all'univesità di Boon,
deviò tutta la produzione
pirandelliana su opere in italiano, per evitare di essere
censurato Pirandello produsse tutte le
altre opere in italiano.
In un periodo in cui in Sicilia già dalle elementari si usava il
vocabolario Siciliano-Italiano, fu una vera PIETRA TOMBALE
sulla lingua parlata da milioni di
persone, il siciliano appunto.
Mondadori fece il resto, non solo sotto la dittatura ma anche
dopo, ,durante la Repubblica, il Pirandello in siciliano fu
trascurato.
Solo nel 1986 al 50° anniversario della morte e alla scadenza
dei termini dei diritti italiani, alcune case editrici si
premurarono di pubblicare PIRANDELLO
IN SICILIANO. Questa libertà durò poco perchè l'Italia aderì
alla nuova legge sul
"DIRITTO D'AUTORE" europea che
alungava i diritti di pubblicazione a 70 anni. Le piccole case
editrici sospesero la libera
pubblicazione delle opere di Pirandello, ovviamente anche quelle
in siciliano. Adesso nel 2006 PIRANDELLO E' LIBERO in
tutto il mondo.
La Sicilia ancora non è libera di esprimersi, con una struttura
editoriale ancora pre-industriale in piena crisi, con tipografie
dove ancora si sfruttano gli operai
e si pubblicano solo libri sovvenzionati da enti pubblici,
pubblicazione di poche migliaia
di copie e tuttaltro che popolari
nei contenuti. Editoria per il turismo limitata alle rimanenze
di spesa degli stipendi degli
impiegati degli enti turistici
pubblici.
L'impresa editoriale è all'anno zero mentre circa 200 editori
siciliani fanno i salti mortali per pagare i costi di produzione
e
di gestione.
Tutto questo è prodotto da 500 anni di oppressione coloniale
della Sicilia.
sin dal 1473 in Sicilia si stampano libri. A Messina in
particolare, il pittore Antonello da Messina, prima di morire,
ha visto
stampare il primo libro a Messina da
Enrico Alding (1473). La tipografia, a Messina e cominciata nel
1473, oggi nel 2006,
esistono circa 50 tipografie, tutte
artigiane, nessuna industria tipografica (oltre 15 addetti).
Non è tutta colpa di Pirandello, è l'effetto di 500 anni di
controllo straniero, repressione feroce e dittature italiane,
che hanno
ridotto così male la Sicilia sino a
nascondere la storia di due Università come CATANIA E MESSINA
con 500 anni di vita e
l'Università di PALERMO con 200 anni
di vita, sotto una coltre di corruzione, distruzioni, furti e
camuffamenti che hanno
fatto della Sicilia la spazzatura del mondo.
Messina, sede una storica SCUOLA CARTOGRAFICA che comincia con
Dicerco nel III secolo a.C., rinasce con Maurolico con
l'ANTICA OFFICINA DELLE CARTE
NAUTICHE DI MESSINA che fonda succursali a Livorno e a Genova e
continua oggi con
ben 2 editori a Messina che si
occupano esclusivamente di realizzare produrre e pubblicare
carte geografiche e turistiche.
Nel 1994 il Ministero dell'Industria ha riconosciuto alla
MULTIGRAF editrice di Messina un Brevetto Nazionale per
Invenzione
Industriale per aver apportato NUOVE
CARATTERISTICHE alla CARTOGRAFIA, fatto più unico che raro in un
settore in cui
operano i più grandi colossi
editoriali italiani.
Nel 100° anniversario della fondazione (2001) di una grande casa
editrice italiana specializzata in carte geografiche, è stata
realizzata a Milano una gigantesca
mostra dedicata alla cartografia e all'editoria.
Nei saloni della mostra del palazzo reale di Milano, migliaia di
visitatori.
Tra le cose esposte NESSUNA CITAZIONE DI DICEARCO DA MESSANA, DI
FRANCESCO MAUROLICO, DELLA SCUOLA
CARTOGRAFICA DI MESSINA, DELLA
ANTICA OFFICINA DELLE CARTE NAUTICHE DI MESSINA. 2300 anni di
cartografia a
Messina non contano nulla quando
l'interesse della dittatura è cancellare ogni contestazione
anche attraverso la lunga mano
di un'industria editoriale sostenuta
con i soldi pubblici in cambio della censura interessata di ogni
concorrente e di ogni autore indipendente non soggetto a ricatti
o ad accettare facili elemosine.
Rosario Baeli 7 Marzo 2006