PALERMO CHIESA DI SAN DOMENICO PIAZZA SAN DOMENICO

CONTIENE MONUMENTI DEDICATI A

RUGGERO SETTIMO, CAMILLO FINOCCHIARO APRILE, FRANCESCO CRISPI, GIOVANNI MELI, EMERICO AMARI

   

La chiesa degli uomini che hanno fatto la Storia della Sicilia.
In pieno centro. A piazza San Domenico, nella centrale Via Roma, poco prima del colossale ufficio postale con la scalinata e le alte colonne.

Un vero archivio monumentale di lapidi dedicate a tutti i Siciliani.
Lapidi, statue, monumenti e infinite scritte a futura memoria.
Altari circondati di busti e tombe monumentali.
Targhe lapidee di professori universitari e statisti.
Tutti i più famosi maestri di politica, letteratura, medicina, architettura.
La chiesa di San Domenico è veramente un museo di storia patria.
Per vedere tutte le statue e leggere tutte le iscrizioni non bastano alcune ore.
Sono concentrate in questo tempio con facciata composita una miriade di episodi collegati ala fine gloriosa di uomini illustri nel corso di circa 3
secoli. la Chiesa è più antica di qualche secolo.
Nel centro della piazza svetta una colonna alta quanto la chiesa.
Nel palazzo accanto al prospetto principale è ospitato il museo di storia patria del risorgimento.

Nessun Paese e nessun Popolo
hanno lottato così strenuamente
per la loro emancipazione
quanto la Sicilia ed i Siciliani.
Karl Marx (New York Daily Tribune, 17 maggio 1860

   

 

 

 

 

MESSINA PRIMO SETTEMBRE 1847-2006 159° Dopo l'epidemia del 1837, i patrioti siciliani di Palermo e Messina ripresero a organizzarsi,
intanto Ferdinando II continuava a negare le riforme ed il progresso che tutti chiedevano.
All'alba del 3 giugno 1847, nel giorno della festa cittadina della Madonna della Lettera,
la statua di bronzo del re, che era in piazza Duomo (oggi in via Garibaldi), appariva con le
orecchie tappate da bambagia e con la benda agli occhi, satira pungente che fece il giro
dell'Italia. A Napoli fu stabilito un accordo tra le rappresentanze progressiste di Sicilia
e Calabria nel Maggio 1847. Con questo accordo si preparava una rivolta che doveva scoppiare
simultaneamente a Messina e Reggio. Molti messinesi lavorarono alacremente per preparare
l'insurrezione fissata per il 2 Settembre. Tutti i preparativi procedevano con grande
attenzione per evitare le spie della polizia borbonica. Il controllo governativo era
concentrato su Palermo e Napoli, questo favorì l'organizzazione. Si era saputo che
Mercoledì 1° Settembre gli ufficiali del presidio di Messina davano un banchetto all'albergo
Vittoria in omaggio al generale Lualdi, di recente promosso maresciallo. I Messinesi avevano
l'occasione clamorosa di catturare tutto lo stato maggiore borbonico in un colpo solo, decisero
di insorgere il giorno prima. Il 1° Settembre alle ore sei del pomeriggio 5 gruppi partirono
da diversi punti della città chiamando alle armi tutti i cittadini. Gli ufficiali, avvertiti
tempestivamente della rivolta, erano scappati per rifugiarsi nei quartieri militari e nelle
fortezze. Dalla marina alla salita del forte dell'Andria i soldati non resistettero a lungo.
Molti posti doganali furono presi d'assalto e i soldati travolti dai Messinesi. Fu una lotta
impari contro soldati che accorrevano continuamente. Verso le otto il numero enorme dei soldati
borboni accorsi prevaricò i gruppi dei rivoltosi che si ritirarono.
Questa fu la prima rivoluzione in Sicilia che porterà , dopo quella di Palermo nel Gennaio 1848,
alla costituzione della Repubblica Siciliana con la presidenza di Ruggero Settimo.
Gli insorti trovarono riparo e ospitalità sui colli della città, il generale Lualdi invitava
i cittadini a denunciare gli insorti, e che potevano essere uccisi da qualsiasi persona con una
taglia di 300 ducati per ogni ribelle ucciso e 1.000 ducati per ogni ribelle catturato.
Nessuno fece denuncia, i ricercati uscirono salvi dalla Sicilia per trovare riparo fuori
in attesa di rientrare. I governanti borboni volevano dimostrare all'Europa che i moti di
Messina erano opera di pochi pazzi. Fecero firmare un documento al Senato cittadino ove si
ammettesse questa versione. Tale delibera suscitò lo sdegno di tutta la cittadinanza,
che si trasformò in una protesta che fu divulgata con dei manoscritti distribuiti in tutta
la Sicilia e spediti ai Governi degli altri Paesi. I borboni fecero anche coniare una medaglia
con le scritte; Messina 1° Settembre e Fedeltà (sul fronte) con cui decorarono tutti i soldati
e marinai al soldo di Ferdinando che erano a Messina quel giorno. Allo sdegno pubblico il
governo sovrapponeva altra offesa e insisteva con questa nuova provocazione e plateale
premiazione. Il 12 Gennaio 1848 Palermo insorgeva, dopo giorni di combattimenti, cacciava dalla città
i borbonici e costituiva un Governo Provvisorio del Popolo Siciliano. Il Governo nemico corse
subito ai ripari a Messina, considerata fondamentale per il controllo militare della Sicilia,
facendo schierare tutte le forze militari presenti in Città sulla Via Ferdinandea
(oggi via Giuseppe Garibaldi). Il Popolo messinese cominciò a inveire urla e insulti contro
i soldati che temevono di essere assaliti dalla moltitudine di popolo inferocita, il generale impauritosi (spagnatosi) fu costretto a ordinare una ritirata frettolosa e disordinata che somigliava ad una fuga. Il 28 gennaio un comitato di 300 cittadini pubblicò un proclama: "all'armi ai messinesi! ecco il giorno tanto sospirato! Siete tutti ormai armati e organizzati. Messina che diè prima il segno dell'insurrezione finisce in questo giorno la grande Rivoluzione Siciliana, trionfante per opera dell'immortale Palermo. Pronti alla difesa, pronti al fuoco, se una mano di capi pazzi e venduti, un armento di ciechi soldati, che son trascinati come vittime al macello, tenteranno di turbare la gioia cittadina del trionfo siciliano". Il Popolo messinese combatteva e vinceva, resistendo all'esercito borbonico, dimostrando al mondo intero che la schiavitù non è cosa da uomini. Il 29 gennaio 1848 i messinesi scesero in piazza. I soldati sparavano sulla città dai forti.
Alle 23.00 entrarono in Città i soldati del generale Filangieri, fu una battaglia feroce
soldati contro cittadini. I reparti sconfitti si ritirarono scappando nel campo d'armi di
Terranova (dove adesso c'è la stazione ferroviaria). I combattimenti durarono molti giorni
a Messina. Il 30 gennaio si arresero i soldati del forte di Rocca Guelfonia (oggi Cristo re),
il 1° febbraio Forte Gonzaga (Camaro), il 22 Porta Realbasso(Fiera). A Palermo intanto si era
riunito il Parlamento di Sicilia e costituito il governo con presidente Ruggero Settimo.
Il nuovo governo siciliano, per compensare i gravi scontri e danni che aveva sopportato
la città di Messina, decise di risarcirla adeguatamente. Il 31 Marzo 1848 i messinesi
Giuseppe Natoli e Giuseppe La Farina, presentarono questa mozione alla Camera dei Comuni
Siciliani: "restituzione a Messina del PORTO FRANCO che aveva dal 1784 e che fu tolto con frode
e violenza da quelli che oggi la bombardano". La mozione fu approvata dalle due Camere con voto
unanime e salutata dai rappresentanti al grido di "Viva la Sicilia, viva Messina".
Il 3 settembre 24.000 soldati partiti da Reggio sbarcarono a Contesse (a sud di Messina)
mentre dalla Cittadella fortificata nel porto (oggi stazione traghetti FS) e dal forte del
Salvatore (oggi sovrastato dalla Madonnina del porto) partivano centinaia di colpi di cannone
sulla città. Molti degli edifici e dei monumenti più belli furono distrutti.
Il bombardamento produsse un incendio che completò la distruzione. Il fuoco dei cannoni
di tre fregate a vela, otto navi da guerra a vapore, cinque battelli, venti cannoniere,
e quaranta altre navi si riversarono sulla sola città di Messina. Il bombardamento degli
edifici fu assurdamente feroce e inutile. I messinesi accorsero da ogni parte contro i soldati
che avanzavano da Contesse facendo strage di donne bambini e vecchi che si trovavano nelle case,

poi sistematicamente incendiate.
I giovani volontari detti CAMICIOTTI si difesero da dentro il Convento della Maddalena,
sparando dalle finestre sui soldati. Circondato il convento i borbonici aprono un varco
a cannonate e dal muro di cinta e dal cancello del giardino riversandosi all'interno, dove
si trovavano solo due compagnie del 10° battaglione siciliano. Anche i monaci combatterono
insieme ai "CAMICIOTTI", questi ultimi furono circondati nel cortile del Convento ,
invece di arrendersi si lanciarono nel pozzo che si trovava nel centro del cortile,
precipitando verso la morte. La Città di Messina li ricorda con una via centrale proprio
dove era il Convento, adesso sede della Casa dello Studente. Dopo 5 giorni di grandiosa difesa,
Messina cadeva l'8 Settembre 1848. La repressione fu spaventosa e crudele da far inorridire
il mondo intero. Ferdinando II si meritò l'appellativo di re bomba per aver ferocemente
bombardato la città dalla Cittadella (dal suo stesso porto) e dalle navi nel canale che
tra Reggio e Messina arriva sino a Capo Peloro lungo circa 24 chilometri.
Francia e Inghilterra intanto si accordano per il canale di Suez che cominciano nel 1859
e finiscono nel 1869, progetto e scavo made in Torino. Questa rivolta del 1° Settembre 1847
diede a Messina il primato della prima rivoluzione, ma anche una lezione di comportamento
per il futuro: mai fare in pochi quello che si deve fare in molti.


Nel vedere oggi "l'angolo" che ospita la lapide commemorativa del 1° Settembre 1847 che si trova
in Piazza Duomo a Messina, è certamente singolare notare come il ristretto luogo, di uno dei
pochi monumenti rimasti, sia usato e occupato vistosamente dalle Poste Italiane come spazio per
la BUCA DELLE LETTERE. Un luogo in piena curva con uno strettissimo angolo di svolta,
ove transitano molti veicoli pubblici e privati, ed ancora, la prima delle due lapidi sia
coperta da due grossi cavi (ENEL, TELECOM ?). Per non dire della "futuristica" postazione
telefonica TELECOM collocata a pochi metri dalla buca e del bidone della spazzatura posto
centra
lmente di fronte alle lapidi che fa da guardia al "bell' arredo" urbano monumentale,
più che arredo si tratta di "arretro urbano", utile a far sparire la storia con una amnesia
a cui sono condannati i siciliani e soprattutto i messinesi da 159 anni di dittature
gattopardesche, amnesia di storia e di buona amministrazione dal comune al tribunale.
In questa città di Messina dell’isola di Sicilia, ormai senza memoria e senza vergogna,
Cittadini! VENITE LIBERI a visitar l'amministrazione siciliana, prima che la giustizia italiana
a visitar vi venga.
In questo stato di “amnesia organizzata” c’è anche chi vuole collocare, a 60 anni dalla
Repubblica, la statua del monarca bombardiere Ferdinando II in piazza Università di fronte
al Tribunale di Messina.
Una bandiera della Sicilia è esposta sulla lapide del Primo Settembre, è quella della Guerra
del Vespro del 1282 a cui è dedicato il campanile del Duomo di Messina, due fiori giallo-rossi
ricordano i magnifici cittadini di quel giorno, che precedette l'anno 1848 in cui si proclamò
la Repubblica Siciliana Indipendente
con un Parlamento Siciliano
ed un presidente della Repubblica:
Ruggero Settimo.
Questa è la vera Storia, tutto il resto è falso, nessuna "unificazione",
la Sicilia non è MAI STATA UNITA ALL' ITALIA, neanche con l'occupazione romana,
infatti, fu dichiarata PROVINCIA, cioè un'altra NAZIONE,
i siciliani NON erano cittadini romani, erano e sono un altro Popolo .
Dopo 700 anni di Regno indipendente, dal 1815 l' unico scopo era tornare all'indipendenza
del Regno di Sicilia che iniziò nel 1130 con il primo Parlamento, poi con il Parlamento
delle Città Libere Repubbliche del Vespro Siciliano... oggi con un Parlamento Siciliano
con 90 Deputati, dal 2010 con il Mercato Unico del Mediterraneo, la Sicilia ed il canale
di Reggio-Messina ritornano ad essere il fulcro commerciale del MARE-LAGO più grande
del pianeta. Libano, Suez, Gibilterra, Messina.... lo stesso mare, la stessa guerra.
www.messinacity.com www.siciliapaisi.org info@siciliapaisi.org