LIBERA UNIVERSITA' DELLA PATRIA SICILIANA |
Il 31 Marzo dell' anno 1282 la Sicilia insorge contro gli Angioni che, col sostegno del Papato, avevano occupato l' Isola soggiogandone le popolazioni. La Storia racconta della goccia che fece traboccare il vaso, l' insulto dei soldati Francesi contro alcune donne siciliane, e che per fare giustizia si usò la Lingua Siciliana come arma e il coltello come grammatica: l' Isola venne passata al setaccio da migliaia di rivoltosi che ponevano a tutti una domanda: "dillu, CICIRI!?", dillo ceci.
La vittoria del Vespro è stata letta anche come una vittoria postuma dei Siqilly, i siciliani islamici politicamente sconfitti dall' inserimento normanno nella Storia dell' Isola, dunque dalla fine dell' Emirato e del suo sogno di Giardino-Paradiso, che, con l' imposizione del latifondo, produce, peraltro, un disastro ambientale pari solo a quelli avuti in epoca romana coi disboscamenti selvaggi e in epoca "italiana" con la petrolchimica neocoloniale. Ci riferiamo soprattutto alla "mutazione del paesaggio di cui l' albero sarà la prima vittima" e, dunque, allo spopolamento coatto dei mille casali ispirati al giardino-paradiso che conduce alla nascita del latifondo feudale "calpestando il diritto d' uso degli abitatori musulmani e greci dei casali" costretti a rifugiarsi in roccaforti di resistenza, dar al-Hidjra: ricordiamo quella di Corleone per la forza e la strutturazione, da Stato quasi indipendente, che assunse. Corleone che sarà il cuore del Vespro quanto Messina ne rappresentò il fronte politico-militare: "i Messinesi colle loro donne, le migliori della terra, e co' loro figlioli piccioli e grandi, subitamente in tre dì feciono il muro, ripararono (la città) dagli assalti dei Francesi". Ancora nel 1345, quando gli Angioini tornano alla carica, è Messina ad essere attaccata per prima, ma la resistenza del suo Popolo e il fatto che, nel ricordo esplicito del Vespro, tutte le città siciliane gli si strinsero solidali intorno, costrinse nuovamente i Francesi a una fuga a dir poco ignominiosa. Era il tempo in cui l' Isola era governata da Giovanni da Randazzo, artefice, secondo alcuni, "dell' ultimo tentativo consapevole della Sicilia di difendere la sua Indipendenza" (F.Giunta, Storia della Sicilia, vol. 3, Editalia).
Oggi,
per esempio, se le coste
siciliane sono devastate dalle Multinazionali petrolchimiche e
assaltate dal cemento abusivo delle seconde e terze case, mentre la "macchia
mediterranea" viene cancellata per Legge dal nostro
paesaggio; se antiche
città appaiono ridotte ad ammassi di case intorno ad un
supermercato, senza più Memoria né Avvenire; se la Lingua
siciliana mezza vietata e mezza lazzariata nelle scuole e nella
vita pubblica, mentre la Bannera
di Trinakria è ammucciata per Legge; se le zucche vuote di
Hallowen, importate via satellite da Holliwood, attaccano come virus la
nostra millenaria Festa
dei Morti (che in Sicilia è Festa di Vita, di unità tra le
generazioni, di amore verso gli Antenati). Se la Sicilia è un' Isola in
vendita, oggetto passivo di marketing territoriale"...è anche per il
carattere coloniale, egoistico e autolesionista della sua vita sociale e
della sua condizione umana, predisposta all' automutilazione culturale e
alla sudditanza politica anche perché ignara della propria Storia
migliore: che non è una Storia di dominazioni (le dominazioni vere e
proprie sono solo tre, la romana, la castigliana e l' odierna, che ha
origine anglo-piemontese e attualità neoimperiale), non è una Storia di
fughe e rassegnazioni, ma una Storia straordinaria di resistenza, dignità,
Indipendenza, come il Vespro dimostra. Una Storia negata, ammucciata,
stravolta, che iniziative culturali come quella promossa a Messina dalla
Multigraf, riportano alla luce, mantenendo vivo il filo ininterrotto di
una resistenza costretta oggi a parlare la lingua dell' Arte contro il
Fato. Mario Di Mauro, direttore di "Terra e Liberazione" e portavoce della "Libera Università della Patria Siciliana" Infoline 3687254282 |