UN TRENINO SUL VIALE |
Spacciato per TRAM da progettisti e
politici, ci è stato rifilato un sistema veicolare in disuso anche
nelle ultime colonie del pianeta. Con un inquinamento elettromagnetico
da far impallidire i piloni dell' ENEL di Capo Peloro, con un arredo
urbano da Corno d'Africa per nascondere fili, cavi e megapali a non
finire. Pensiline post-terremoto e super tettoia, tipo rifornimento di
benzina, completo di "tariglia" a copertura.
Risultato finale: UN TRENINO dal
Campo Celeste al Museo Nazionale via stazione ferroviaria.
Il Viale S. Martino distrutto per tutta la
sua lunghezza ( 2 km ) con gigane dei cessi a Villa Dante e gigane dei
TIR alla Dogana, già Palazzo Reale.
Palme coloniali a pelo di cavi
elettrici da 3.000 volts e strade ridotte da tre ad una corsia.
Muretti e trappole per i pedoni su tutto il
percorso. Pensiline ancora senza sedili, poca ombra e molto ferro, a 40°
in agosto gli utenti finiranno arrosto, i progettisti saranno
lontani... in vacanza .
Fontana da mille e una doccia a piazza
Cairoli è la soluzione geniale per le attese estive.
Illuminazione funebre in copia dei ceri di
S. Cecilia ed in versione lugubre a piazza Cairoli.
Le lampade da terra verso l'alto trasformano
gli alberi in scheletri nutturni dai cento tentacoli.
Mega groviglio di pali e cavi in piazza
della Repubblica (prima) o piazza Stazione.
Sul torrente Portalegni (Via Tommaso
Cannizzaro) i binari posati senza zattera di assorbimento,
anzi sezionate le travi di copertura del
torrente per allocare i binari fuori quota nella curva di villa
Quasimodo.
Ma se Giuseppe La Farina potesse vedere a
quale livello di schiavitù i Siciliani sono stati ridotti dai re, dai
dittatori, dalle repubbliche italiane e adesso dalle elemosine
europee, non avrebbe regalato la Sicilia a Cavour in cambio di
una bella statua a Torino, deturpati e manipolati sino al punto di
recuperare le statue dei Borboni per decorare le aiuole spartitraffico,
statue salvate dal terremoto perchè messe in deposito, ma se le statue
sono un simbolo, l'architettura è cultura del vivere, la piazza, la
città, la civis è propriamente parte del nostro quotidiano, eredità
di urbanistica nata in questi stessi luoghi 2700 anni fa. Nessun genio
dei binari può cancellare con un sipario di vapore il disastro
coloniale di Messina, il TRAM è la goccia in più in un vaso colmo di
lacrime e freddo sudore di vergogna.
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